CENTRO TABOR
1997-2000
CENTRO TABOR
1997-2000
con: Giorgio Bascià, Annafranca Brancaglione, Elisabeth Grundmann, Paola Sauza
collaboratori: Gabriele Bartocci, Roberta Ricci
consulenti: strutture e impianti Stefano Palazzesi
realizzazione: impresa Mario Belardi spa
luogo: località Sant'Antimo, Castelnuovo dell'Abate (Siena)
fotografie: Davide Virdis
pubblicato in: "Opere. Rivista toscana di architettura", n.17/18, Giugno-Settembre 2007, Anno V, Edizioni della Meridiana; Fabbrizzi F., “Topografie. Linguaggi di architettura ambientale”, Alinea Editrice, 2008; “L’architettura in Toscana dal 1945 ad oggi - Una guida alla selezione delle opere di rilevante interesse storico-artistico” a cura di Andrea Aleardi e Corrado Marcetti, Alinea editrice, Firenze 2011
Il progetto del Centro Tabor si colloca in posizione baricentrica sull’asse che collega il paese di Castelnuovo dellAbate con l’Abbazia. La nuova costruzione si inserisce nel rapporto tra il centro sacro e il borgo con un impianto ipogeo, nella convinzione che una nuova emergenza avrebbe disequilibrato il sistema. La scelta di un orientamento che escludesse un rapporto di tipo visivo con la Chiesa fu vista come elemento di studio del complesso Sant’Antimo: nel giorno dell’equinozio di primavera è stato tracciato l’est con riferimento al sorgere del sole sia in corrispondenza dell’Abbazia, sia nell’area destinata alla costruzione del Centro Tabor, il cui asse è risultato imprevedibilmente allineato con la Chiesa stessa. Dal luogo scaturiscono poi i due temi fondamentali su cui si basa il progetto. In primo luogo l’uso del modulo, principio geometrico fondativo sia del progetto che precedentemente dell’uso del suolo. La misura della piantumazione dell’olivo viene infatti utilizzata nella maglia dei pilastri, che diviene un oliveto pietrificato e sotterraneo i cui rami sorreggono il terreno sovrastante. Il secondo tema è quello dello scavo: l’immagine della terra incisa e lavorata dall’uomo è la stessa suggestione che trasforma i fronti del progetto in piani frastagliati e inclinati, come vero fronte di cava, e in un volume rimosso dalla collina, elemento distaccato dalla composizione con angolo retto, metafora del blocco di pietra lavorato dall’uomo.
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